Tutto partì con un’autoproduzione: Strangers in Paradise

Un assaggio della storia editoriale di Strangers in Paradise, uno dei fumetti indie americani più letti!

90 numeri pubblicati tra il 1993 e il 2007: così si compone la serie principale di Strangers in Paradise, il fumetto più famoso di Terry Moore, abbreviato affetuosamente dai fan con la sigla SiP. La storia di Katina “Katchoo” Choovanski e di Francine Peters ha conquistato lettori e lettrici di diverse generazioni, raccontando non solo la difficile relazione delle due ragazze ma anche il passato di Katchoo, ricco di elementi thriller.

All’inizio della sua pubblicazione (che non iniziò come autoproduzione), Terry Moore aveva 39 anni e in precedenza aveva già avuto diverse esperienze nell’ambito del fumetto autoprodotto: infatti tra il 1977 e il 1981 aveva collaborato con BEM, una comics fanzine britannica, con la strip umoristica Thundermole.

BEM (ossia Bemusing Magazine) era un’idea di Martin Lock e veniva pubblicata cinque volte all’anno, diffondendo le ultime notizie sul fumetto americano e britannico. Non mancavano interviste, approfondimenti e fumetti originali, realizzati da nomi oggi famosissimi: oltre a Moore, collaborarono Brian Bollard, Dave Gibbons e Bryan Talbot, tra gli altri.

Non è un caso che Terry Moore si sia “buttato” con le comic strips: infatti inizialmente il suo intendo era quello di realizzare delle strisce a fumetti con la classica gag autoconclusiva, non certo una serie con una trama più complessa: non a caso alcuni dei personaggi di SiP erano già stati utilizzati da Moore in alcune strips da lui precedentemente scartate. Ciononostante, Moore si prese il giusto tempo per capire come funzionava l’industria del fumetto e mandò alcune copie di SiP a sette case editrici. Tra queste solo una accettò di pubblicare il suo fumetto: la Antarctic Press di San Antonio (Texas), fondata nel 1985 con lo scopo di “publish the coolest creator-owned comics on Earth”. Così venne pubblicata la prima mini-serie di SiP, composta da 3 numeri, tra la fine del 1993 e il 1994.

A mini-serie conclusa, Moore guadagnò un totale di 1700 $, cosa che non lo soddisfò. Fu questo a spingerlo a cercare altre strade: tentò con la Fantagraphics e la DC, ma non erano interessate a SiP. Alla fine, ispirato ai fumetti di small press del periodo che più avevano successo (come Cerebus di Dave Simm e Bone di Jeff Smith), decise di pubblicare la serie lui stesso attraverso una propria etichetta editoriale, la Abstract Studio: un nome senza un particolare significato, che seguiva semplicemente la necessità di iniziare con la lettera “A” (in modo da essere sempre all’inizio dei cataloghi di fumetti).

Già nel settembre del 1994 Moore uscì con il primo numero di SiP originariamente pubblicato dalla Antarctic, con guadagni decisamente più soddisfacenti. Per i primi due anni si occupò di ogni aspetto del fumetto, non solo della sua realizzazione ma anche di tutti gli aspetti più “pratici” e logistici. Per mantenere la regolarità della serie e dedicarsi unicamente al fumetto, però, si aggiunse la moglie Robyn Moore: così la Abstract Studio divenne un team, al fine di garantire a SiP la giusta qualità.

La Abstract si occupò della pubblicare di SiP fino alla sua conclusione, nel 2007, ad eccezione di una parentesi tra il 1996 e il 1997: in questo lasso di tempo la serie venne distribuita da Homage Comics, etichetta della Wildstorm di Jim Lee.

Concluso SiP, Terry Moore continuò e continua tuttora a pubblicare i suoi fumetti tramite la Abstract: serie come Echo, Rachel Rising e Motor Girl. Nel 2018 celebrò i 25 anni di SiP con Strangers in Paradise XXV, pubblicato in Italia da Bao Publishing (insieme al resto della serie).