Tutto partì con un’autoproduzione – One-Punch Man

Fenomeno anime, manga di successo, la storia di One-Punch Man inizia con un webcomic che catturò migliaia di lettori in Giappone!

Mettiamo le mani avanti: non abbiamo mai visto nemmeno mezza puntata di One-Punch Man (avremmo voluto, ma Netflix lo aveva già tolto dal catalogo!), ma abbiamo letto la sua storia editoriale e ci è sembrata molto interessante per questa rubrica, dedicata a quei fumetti che sono partiti come autoproduzione per poi diventare un famoso “caso editoriale”.

One-Punch Man non nacque come autoproduzione classica, stampata e distribuita in fiera, ma come webcomic (i webcomic possono essere autoproduzioni? Secondo noi sì) e sta continuando ancora oggi insieme al manga che tutti noi abbiamo almeno intravisto in fumetteria/libreria.
Per chi come noi non l’ha mai letto: One-Punch Man racconta la storia di Saitama, un supereroe atipico che può sconfiggere qualsiasi nemico con un singolo pugno, sempre alla ricerca di una vera sfida (inutilmente). In compenso deve avere a che fare con i problemi della vita di tutti i giorni.

One-Punch Man disegnato da ONE. Immagine di oppaihoodie.com
One-Punch Man disegnato da ONE. Immagine di oppaihoodie.com
La stessa tavola disegnata da Murata. Immagine di oppaihoodie.com
La stessa tavola disegnata da Murata. Immagine di oppaihoodie.com

Oggi abbiamo ben tre versioni di One-Punch Man:

  • il webcomic originale, scritto e disegnato da ONE (questo lo pseudonimo), che cominciò ad essere pubblicato nel 2009 (lo si può leggere – in giapponese – qui);
  • la serie manga ridisegnata da Yusuke Murata, pubblicata da Shueisha sul sito di Tonari no Young Jump dal 2012 e poi man mano raccolta in tankobon;
  • la serie anime creata da Madhouse, uscita in Giappone nel 2015.
Illustrazione di ONE. Immagine di onepunchman.fandom.com
Illustrazione di ONE. Immagine di onepunchman.fandom.com

ONE cominciò a pubblicare il webcomic dopo essersi chiesto come sarebbe la storia di un supereroe che è già l’essere più forte del mondo (al contrario della classica storyline shonen, in cui i personaggi diventano più forti man mano che sconfiggono avversari sempre più pericolosi). “Fare a pugni è spesso abbastanza inutile contro i problemi della vita”, ha dichiarato ONE. Il risultato è stato, fin da subito, un fumetto che mescola azione e humour secondo una formula che, col tempo, conquistò milioni di lettori e lettrici.

One-Punch Man nacque da un autore che non voleva fare dei manga la sua professione: ONE infatti lo scriveva e disegnava per puro hobby, come si deduce anche dai suoi disegni, e lo portava avanti per puro divertimento (e lo porta avanti tuttora). Non si faceva problemi anche dal prendersi delle lunghe pause dalla “serializzazione” online, quando lo riteneva. A febbraio 2010 infatti interruppe per diversi mesi la pubblicazione, a causa di problemi personali, per poi riprendere nel 2011.

Fu a quel punto che ONE venne contattato da Yusuke Murata, mangaka professionista che aveva già una bella carriera. All’epoca, però, Murata non stava trascorrendo un bel periodo: a causa di problemi di salute, pensava seriamente che sarebbe morto a breve. “Ero in ospedale quando ho pensato: ‘Ah, immagino che la gente muoia proprio così. Se devo morire, voglio fare qualcosa che amo davvero fare. Voglio disegnare manga con Mr. ONE’. È quello che pensavo”.

Nel 2012 nacque così una collaborazione tra ONE e Murata, che andò a ridisegnare da zero One-Punch Man. Grazie ai contatti del mangaka, il fumetto venne pubblicato sul sito di Shueisha Tonari no Young Jump: il primo episodio uscì il 14 giugno 2012. Poi iniziò anche la stampa dei tradizionali volumi, che raccolgono man mano i capitoli usciti online.

I personaggi di One-Punch Man disegnati da ONE e Murata. Immagine di onepunchman.fandom.com
I personaggi di One-Punch Man disegnati da ONE e Murata. Immagine di onepunchman.fandom.com

One-Punch Man è sicuramente un caso particolare e probabilmente sono in molti coloro che non considerano i webcomic come autoproduzioni, nemmeno quando vengono pubblicati senza l’intento di guadagnarci qualcosa. Lasciamo la parola a voi: i webcomic possono essere autoproduzioni? Ovviamente senza generalizzare: non tutti i webcomic potrebbero essere autoproduzioni, questo è certo.
Siamo comunque contenti di aver portato in rubrica un “caso” giapponese! Se conoscete qualche storia interessante di autoproduzione a fumetti in Giappone, scriveteci senza indugio a mecenatepovero@gmail.com!