Tutto partì con un’autoproduzione – La Profezia dell’Armadillo

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“Non voglio che l’autoproduzione venga vista come un trampolino per l’editoria”.

Apriamo con questa citazione, tratta da Il potere sovversivo della carta di Sara Pavan (pubblicato da Agenzia X), il terzo appuntamento della rubrica Tutto partì con un’autoproduzione. Dopo due esempi americani (le Tartarughe Ninja e Superman), ci spostiamo finalmente in Italia per parlare del fumettista attualmente più noto in Italia, che sta addirittura collaborando con Netflix per una serie tv: Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech.

Che Zerocalcare non voglia che l’autoproduzione sia vista come un ponte verso l’editoria non dovrebbe stupire: infatti quella che sarebbe diventata la sua carriera di fumettista e illustratore cominciò all’interno dei centri sociali italiani, collaborando fin da adolescente con diverse fanzine e realizzando un sacco di locandine per manifestazioni e concerti di genere punk rock, street punk e hardcore. Segnaliamo la sua partecipazione alla fanzine antifascista Antifa!nzine, il cui primo numero uscì nel 2011 (proprio l’anno in cui venne poi pubblicata la prima edizione autoprodotta di La Profezia dell’Armadillo) e di cui abbiamo parlato qui (c’è anche il link per scaricarlo gratuitamente).

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Dopo aver realizzato un fumetto breve che raccontava il G8 di Genova (tra l’altro proprio questo mese è uscita per Coconino l’antologia Nessun rimorso, dedicata ai 20 anni della tragedia, a cui Zerocalcare ha partecipato: su Fumettologica ci solo alcune tavole di anteprima), Zerocalcare ha cominciato anche a collaborare per alcune riviste, realizzando anche dei fumetti brevi per il giornale a fumetti Il Canemucco del fumettista e vignettista Makkox (all’epoca, nel 2010, pubblicato da Coniglio Editore).

Dopo la chiusura della rivista, Makkox consigliò a Zerocalcare di raccogliere le sue storie e pubblicarle come autoproduzione, offrendosi di pagare le spese di stampa (e fu sempre lui a consigliargli di aprire un blog, comprando lui stesso il dominio del sito). Nacque così la prima edizione autoprodotta di La Profezia dell’Armadillo (144 pagine in bianco e nero), con una tiratura di 500 copie che andò velocemente esaurita. Il volume venne ristampato diverse volte, arrivando a vendere circa 5000 copie: cifre difficili da gestire come autoproduzione, da un punto di vista burocratico e logistico. A questo punto entrò in scena la casa editrice Bao Publishing, che pubblicò una versione a colori del fumetto (La Profezia dell’Armadillo. Colore 8-bit) e le successive pubblicazioni di Zerocalcare… Il resto è storia.

Quello di La Profezia dell’Armadillo è un caso particolare di autoproduzione: non è stato lo stesso autore ad occuparsi dei costi di stampa, ma c’è stato invece un alleato importante che ha coperto tutte le spese, scommettendo sull’opera: una sorta di produttore, insomma.

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