Tutto partì con un’autoproduzione – Le Tartarughe Ninja

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UNA DOVUTA PREMESSA (VORREI POTER DIRE CHE SARÒ BREVE, MA NON È VERO)

Uno dei momenti fondamentali della vita di un supereroe è la sua genesi. In effetti, è talmente fondamentale che ciclicamente viene ri-raccontata per approfondirla, aggiungerci pezzi, renderla più drammatica, più enfatica, più catartica… e tanti altri aggettivi che finiscono in -tica.
Insomma, le origini sono importanti… Anche quelle dei fumetti.

Non molto tempo sta stavo ascoltando una puntata di Muschio Selvaggio, il podcast di Fedez, Luis e Martin, che aveva come ospite Leo Ortolani. Ad un certo punto si è parlato delle Tartarughe Ninja e Fedez si è lasciato sfuggire che sono nati prima i giocattoli, poi il cartone animato… anche se non è esattamente così. Anzi, non è per niente così.

(Per fortuna il punto del discorso non erano proprio le Tartarughe Ninja, ma il rapporto tra cartoni animati e produzione di giocattoli… Viene prima il giocattolo o il cartone animato? Ma questa è un’altra storia e non sarò di certo io a raccontarla)

Le Tartarughe Ninja non nascono prima come giocattoli, e nemmeno come cartone animato. Questi personaggi un po’ pazzi (insomma, stiamo parlando di tartarughe mutanti antropomorfe con nomi di artisti italiani che sono esperte di arti marziali… e che sono state addestrate da un topo) nacquero durante gli anni Ottanta dalle menti degli americani Kevin Eastman e Peter Laird che, per la cronaca, sono due fumettisti. Eastman e Laird crearono le Tartarughe Ninja per gioco, parodiando alcuni dei fumetti che andavano per la maggiore all’epoca (specialmente certi fumetti di Frank Miller, ricchi di ninja armati di sai, nunchaku e compagnia bella).
Insomma, le Tartarughe Ninja nascono come fumetto.
E non solo. Nascono come fumetto autoprodotto.

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Non so bene quando scoprii che Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo erano nati nell’ambiente dell’autoproduzione americana (tra l’altro gli anni Ottanta furono un periodo molto florido, da quel punto di vista, che si parli di “autoproduzione” o di “indipendenza”), ma la cosa mi sconvolse abbastanza, nel senso che non me l’aspettavo proprio che un fumetto (anzi, un cartone animato, dato che la stragrande maggioranza delle persone conosce le Tartarughe Ninja attraverso la trasposizione televisiva), dicevo, non mi aspettavo che un fumetto così famoso fosse nato come progetto autoprodotto. Da qui mi era venuta tempo fa l’idea di scrivere una serie di post dedicati a fumetti famosissimi con un’origine piuttosto umile, ma non per questo meno nobile: l’autoproduzione.

Attenzione: il messaggio non vuole essere “l’autoproduzione è una cosa bella perché ne escono fumetti famosissimi”, né tantomeno voglio suggerire che valga la pena sostenere l’autoproduzione solo per poter dire “questo immenso successo editoriale lo seguivo da prima che diventasse mainstream, oh oh oh. Ti vendo il primissimo numero stampato in 10 copie numerate su carta da fotocopia in bianco e nero per 10.500 €”. Fatto sta che l’autoproduzione e l’editoria di fumetti non sono due compartimenti stagni, anzi: una alimenta l’altra e viceversa, qualsiasi sia la motivazione degli autori che decidono di stamparsi da soli il proprio fumetto (diventare ricchi e famosi, fare qualcosa che piace senza dover chiedere il permesso, sfogarsi, passare il tempo, sperimentare fino all’eccesso, trovare alternative alla droga, ecc…).

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Questa lunga premessa solo per dire che la Lettera dal Mecenate ospiterà una rubrica dedicata a quei fumetti noti più o meno a tutti che sono nati come autoproduzione. Non sarà necessariamente una rubrica continuativa, anche perché vorrei evitare che monopolizzasse la nostra newsletter baffuta: diciamo che ogni tanto, quando non ci saranno argomenti più urgenti, quando non avremo altre idee nel cassetto, la Lettera dal Mecenate sarà terreno per Tutto partì con un’autoproduzione. Spero che possa essere interessante come lo è stato per me!

Mi sarebbe piaciuto partire con Superman (ops, spoiler!) ma, alla fine, quelle quattro teste verdi hanno deciso di rubare la scena al primo dei supereroi, e quindi nulla…

Teenage Mutant Ninja Turtles: il “Miraggio” di un successo per niente annunciato

Era il 1983 e di fumetti fighi ne stavano uscendo parecchi, all’epoca, o sarebbero usciti tra poco (il 1986 sarà l’anno sia di Il Ritorno del Cavaliere Oscuro che di Watchmen). Certi fumettisti erano delle vere e proprie superstar, ma questo certamente non valeva per Kevin Eastman e Peter Laird. I due non stavano combinando granché, nell’industria del fumetto, e per questo avevano fondato quell’anno la propria etichetta di fumetti indipendenti: la Mirage Studios.

Una sera, mentre Eastman e Laird stavano lavorando ad un altro loro fumetto (Fugitoid), Eastman improvvisò il disegno di una tartaruga con una maschera, armata di nunchaku, trovando divertente il contrasto tra la lentezza tipica dell’animale e l’agilità richiesta nelle arti marziali giapponesi. A Laird piacque lo schizzo e disegnò la sua versione della tartaruga armata.

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Nel libro Teenage Mutant Ninja Turtles: The Ultimate Visual History di Andrew Farago, Eastman afferma:

“Pete drew a cooler one. Then, of course, I had to top his sketch, so I drew four of them standing in a dramatic pose. That was in pencil, but Pete inked it, and added ‘teenage mutant’ to the ‘ninja turtle’ part. We were just pissing our pants that night, to be honest. ‘This is the dumbest thing ever.'”

In quegli anni le arti marziali andavano alla grande, nei fumetti. Daredevil combatteva contro la Mano, setta di ninja creata da Frank Miller (che tra l’altro aveva appena pubblicato Ronin), e la storia delle Tartarughe Ninja ha diversi punti di contatto proprio con il Daredevil di Miller (basti pensare che le TMNT combattono contro una setta che si fa chiamare “il Piede”…): una sorta di parodia che mixava non solo le storie di Miller ma anche la nuova serie Marvel New Mutants e un’altra pietra miliare del fumetto indipendente americano: Cerebus di Dave Sim. Questa parodia, però, finì con il diventare qualcosa di molto grande.

Dopo le prime risate, Eastman e Laird cominciarono a pensare seriamente al progetto. Sfruttarono un rimborso delle tasse e il prestito di uno zio di Eastman per stampare il primo numero di Teenage Mutant Ninja Turtles: un cartaceo con un formato più grande rispetto a quello del classico comic book, con copertina a colori e pagine interne in bianco e nero. Il fumetto “debuttò” con 3275 copie nel maggio del 1984, durante una fiera del fumetto di Portsmouth, nel New Hampshire.

In questa primissima versione delle Tartarughe Ninja, le bandane delle quattro protagoniste sono tutte rosse e visivamente si possono distinguere solo in base all’arma che utilizzano: Leonardo ha un paio di katane, Michelangelo i nunchaku, Donatello il bastone lungo e Raffaello i pugnali sai (abbinamenti rimasti invariati nel cartone animato).

Già in questo primo numero, scopriamo le origini delle Tartarughe Ninja, nate da delle comuni tartarughe che, in seguito ad un incidente stradale, vengono esposte da una sostanza radioattiva che le trasforma in creature antropomorfe. Le tartarughe vengono trovate da Splinter, un ratto che apparteneva al maestro Hamato Yoshi, ucciso da un uomo chiamato Shredder. Splinter decide di adottare le tartarughe e di allenarle nelle arti marziali, in modo che possano vendicare la morte del suo ex padrone.

La storia completa del primo albo di TMNT si può leggere a questo link.

L’albo vendette parecchio e già un mese dopo i due autori dovettero distribuire una seconda ristampa (tra il 1984 e il 1992, prima che gli albi cominciassero ad essere raccolti in volume, il primo numero contò addirittura sei ristampe!).
La svolta nel mondo del mainstrem avvenne nel 1987, quando la Mirage Studios firmò un contratto con la Playmates Toys, un’azienda di giocattoli che avrebbe cominciato a produrre action figure delle quattro tartarughe solo nel caso in cui si fosse fatta una serie animata in tv per pubblicizzare i prodotti. Quello stesso anno uscì la prima serie animata, che da una parte rese le Tartarughe Ninja note in tutto il mondo, ma dall’altro lato “alleggerì” i toni per più adatta la storia ad un gruppo di giovanissimi.
Intanto il fumetto – a cui Eastman e Laird lavoravano sempre meno per mancanza di tempo – continuava ad uscire e la serie originale della Mirage Studios terminò nel 1993 con il numero 62. In seguito le quattro tartarughe vennero riprese da altri editori, tra cui la Archie Comics, l’Image e la IDW (quest’ultima sta continuando a pubblicare nuove avventure di TMNT).

Insomma: le Tartarughe Ninja raggiunsero un successo planetario, anche se il mood delle storie originali di Eastman e Laird era un po’ diverso rispetto a quello che invece conosciamo oggi, specialmente ripensando alla serie tv di fine anni Ottanta.

Vi lascio con un paio di fonti:


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