La via del crowdfunding: quando il lettore è un piccolo, grande mecenate

Questo articolo è comparso originariamente sul numero 7 della rivista Amianto (2018)

Il nuovo millennio verrà ricordato, oltre che per Harry Potter e per il Marvel Cinematic Universe, anche per la diffusione di internet, degli smartphone, dei social. Tra le tante cose, anche i ruoli del lettore di fumetti e del fumettista, indipendente o meno, sono cambiati in modo irreversibile. Provate a ricordare com’era essere un appassionato di fumetti, prima dei social: aspettare l’uscita del prossimo numero senza avere qualche anticipazione a portata di cellulare, non partecipare ai giveaway di autori e case editrici, non poter scrivere direttamente ai propri fumettisti preferiti… Insomma, erano altri tempi.

Con i social sono cambiate le carte in tavola, anzi, siamo passati dalla tavola alla pagina Facebook, al blog WordPress e al profilo Instagram (solo per citarne alcuni). Il fumettista può creare intorno a sé e ai propri lavori una grande community di lettori attivi e avere un confronto quotidiano con loro. Ruolo fondamentale viene svolto dal passaparola digitale, generato dalle condivisioni dei follower: non a caso molti artisti, sulle loro pagine, cercano di invogliare i propri fan alla condivisione, e non solo al semplice like.

La relazione tra l’autore e il lettore diventa ancora più interessante se consideriamo un’altra novità del nuovo millennio: il crowdfunding.

Per il mondo del fumetto il crowdfunding nasce in tempi relativamente recenti, ma basta fare una piccola ricerca per scoprire che forme simili erano già usate addirittura da secoli, ovviamente in altro ambiti: alcuni esperti addirittura fanno risalire le prime “raccolte fondi dal basso” all’epoca degli Antichi Romani, tra le comunità ebraiche. La stessa Statua della Libertà non sarebbe mai stata installata, senza il supporto di un finanziamento collettivo capace di coinvolgere anche la “gente comune”. Di norma i crowdfunding si pongono come obiettivo una causa umanitaria, scientifica, artistica o culturale: ad esempio, il crowdfunding di maggior successo in Italia è stato quello per la ricostruzione della Città della Scienza di Napoli, distrutta durante un incendio nel 2013.

Ma, tornando a noi: quale impatto ha il crowdfunding nel mondo del fumetto (e delle arti, per estensione)?

Se vogliamo essere poetici, chi sostiene un crowdfunding è un po’ mecenate. Un mecenate diverso da come solitamente lo si intende: infatti, se in passato era una figura principesca o particolarmente ricca, che commissionava all’artista una serie di lavori con precise richieste (limitandone quindi in parte la libertà espressiva), i tanti piccoli mecenati che sostengono un crowdfunding appoggiano appieno il progetto che un artista ha liberamente ideato, senza nemmeno passare per il filtro dell’editoria.

Nel caso del crowdfunding di un fumetto, un artbook, una fanzine o simili, il lettore contribuisce attivamente in prima persona alla sua creazione, stampa e distribuzione, così come l’artista l’ha concepita.

Questa libertà artistica senza mediazioni si sposa perfettamente con il fumetto indipendente, che sempre più spesso imbocca la “via del crowdfunding”. Il primo grande successo in Italia è stato Lumina, saga tutt’ora in corso che ha come creatori Linda Cavallini ed Emanuele Tenderini, fondatori di Tatai Lab (che tutt’ora propone progetti di giovani artisti italiani, con e senza crowdfunding). Molti appassionati della Nona Arte hanno sentito parlare per la prima volta di crowdfunding di fumetti proprio grazie a questo progetto: proposto su Indiegogo, la campagna venne chiusa nel giugno del 2014 raccogliendo quasi 60.000 € (il 136% del goal prefissato).

Da allora altre realtà italiane hanno scelto il crowdfunding. Per fare un paio di esempi: i collettivi Attaccapanni Press, che ha cominciato il suo percorso con l’antologia Grimorio, e Radium, che fino ad oggi conta numerose campagne di successo, a cominciare da Zeroi. Incoraggiati da queste realtà e dai loro successi, sempre più artisti emergenti italiani stanno prendendo in considerazione questa via, sia con risultati naif che professionali.

Ma, attraverso il crowdfunding, a guadagnarci è indubbiamente il lettore, che diventa parte attiva del percorso creativo dell’artista. Inoltre non solo riceverà un’opera veramente unica (per libertà espressiva, materiali usati, carte, inchiostri, tecniche di stampa…), spesso arricchita da gadget esclusivi o stampe numerate, ma avrà anche la soddisfazione personale di poter indicare il proprio nome fra quello dei sostenitori e di avere fra le mani un progetto che, senza di lui, non avrebbe mai visto la luce.

I lettori e i fan di questo tipo sono preziosi perché ripongono fiducia in un autore fin dal principio, quando l’opera è agli albori della sua creazione: una fiducia ancora più forte di quella di un lettore che compra un’opera “già completa” in una fumetteria. L’abilità del fumettista sta, ovviamente, nell’ispirare e meritare quella fiducia e solleticare la curiosità del lettore con anteprime gustose e perk allettanti: dediche personalizzate, sketch originali, addirittura la possibilità di apparire come comparsa all’interno del fumetto, ecc…

A noi lettori di autoproduzioni, quindi, non resta che esplorare le piattaforme di crowdfunding (Kickstarter, Indiegogo e, in contesto europeo, Ulule sono le più note) e andare a caccia di fumetti indipendenti, con la soddisfazione di improvvisarci piccoli, grandi mecenati.

Nell’immagine di copertina: Lumina di Tatai Lab, Grimorio di Attaccapanni Press, Zeroi di Radium