Un libro-intervista prezioso che racconta i punti di vista e le esperienze di 12 fumettisti italiani che si sono fatti le ossa con l’autoproduzione
L’autoproduzione di un fumetto è un’azione rivoltosa.
Dalla prefazione di Davide Toffolo
Pubblicato nel 2014 da Agenzia X, Il potere sovversivo della carta. Dieci anni di fumetti autoprodotti in Italia è un libro curato da Sara Pavan, co-fondatrice del collettivo indipendente Ernestvirgola (si scrive “Ernest,”) e curatrice della self area di TCBF. Per realizzare questo libro, Sara ha chiesto a ben 12 fumettisti italiani di raccontare la loro esperienza di artisti che autoproducono/autoproducevano fumetti.
Il volume contiene i punti di vista di:
- Alessandro Baronciani
- Andrea Bruno
- Francesco Cattani
- Roberto La Forgia
- MP5
- Romina Pelegatti
- Giulia Sagramola
- Strane Dizioni
- Alessandro Tota
- Tuono Pettinato
- Amanda Vähämäki
- Zerocalcare
La decisione di Sara Pavan di lasciar parlare a ruota libera le diverse personalità intervistate è stata efficace, dato che tutti questi artisti hanno un’idea molto precisa e personale su cosa sia l’autoproduzione e, soprattutto, su cosa spinga un fumettista, dilettante o meno, a cimentarcisi: il bisogno di raccontare qualcosa, la volontà di non scendere a compromessi con il mercato, la necessità di pubblicare qualcosa di diverso, ecc… Insomma, diversi approcci e riflessioni che già di per sé sono la prova del fatto che quello dell’autoproduzione è un argomento complesso, del quale si potrebbe parlare per ore e per giorni (non a caso il Mecenate Povero ci ha dedicato un podcast).
Il punto di partenza del libro sta nel titolo: Il potere sovversivo della carta. Sara Pavan parte dalla concezione di fumetto autoprodotto come un atto politico e ribelle (anche quando l’autore stesso non ne è consapevole), nonché il bisogno “cartaceo” di un individuo di trovare e imporre il proprio spazio, comunicare una storia o uno stato d’animo, lasciare il proprio segno nel mondo anche se non ha ricevuto il “permesso” da nessuno.
Il potere sovversivo della carta dimostra come il settore dei fumetti sia uno dei pochi ambiti culturali in cui, in termini di pubblico o qualità di stampa, non sussiste un reale divario tra underground e mainstream. Ciò che cambia sono i contenuti, il modo di raccontare, il rapporto diretto con i lettori e la determinazione a creare dal foglio bianco un tessuto ipertestuale di segnali ribelli e una libera comunità senza confini.
Dalla quarta di copertina
Se non si sa disegnare ma si hanno delle idee si possono lo stesso realizzare i fumetti, principio di cui sono fermamente convinto anche oggi […]. Spiegavo per esempio che se non si è in grado di disegnare un personaggio realistico bisogna prenderlo da lontanissimo, così basta fare un puntino e si è risolto il problema.
Tuono Pettinato
L’emulazione del prodotto mainstream non l’ho mai capita. Se uno sta facendo una fanzine, dovrebbe come minimo sperimentare.
Alessandro Baronciani
Non voglio che l’autoproduzione venga vista come un trampolino per l’editoria.
Zerocalcare
Non ci si può limitare a consumare, il vero divertimento è nel fare le cose!
Amanda Vähämäki
Il Mecenate Povero non poteva lasciarsi sfuggire un libro come questo, che così bene racconta, attraverso le voci dei suoi protagonisti, l’esperienza dell’autoproduzione italiana tra il 2000 e il 2010: per questo a partire dal 2020 farà parte a tutti gli effetti della Collezione del Mecenate!