In Fanzinoteca con Manuel Cossu e Samuel Daveti

Prima di pensare alla fine di questo 2019 e ai progetti per il 2020, questo weekend il Mecenate Povero ha aperto al pubblico la sua Collezione, in occasione dell’appuntamento mensile con la Fanzinoteca La Pipette Noir.
Questa volta protagoniste erano due autoproduzioni curate da Studio Traccia: Waiting Room e Reperti Randagi, entrambe con i testi di Samuel Daveti (che noi conoscevamo già come co-fondatore di Mammaiuto e sceneggiatore di I Tre Cani) e i disegni di Manuel Cossu, artista autodidatta e batterista del gruppo punk-rock The Manges.

L’evento è stato coordinato dalla sempre grandissima Valeria Foschetti (santa patrona delle fanzine e dei fanzinari) e dal giornalista Michele Bisceglia, mentre noi siamo rimasti tutto il tempo ad ascoltare questa presentazione, che ha tirato fuori più di un argomento su cui riflettere. Prima di tutto ha sottolineato il rapporto tra l’autoproduzione e la musica, soprattutto quella punk, che ha alle sue spalle una lunga storia di ribellioni a colpi di DIY, colla e fotocopie. Infatti Manuel Cossu, classe 1976, oltre ad essere un musicista è anche un super fan dei Ramones e in particolare di Dee Dee Ramone, che lui ritrae come un personaggio stilizzato soprannominato l’“Omino”.

Con il passare degli anni, l’Omino ha trovato la propria strada e ha continuato ad evolversi, fino a perdere addirittura la faccia. Rimane uno dei soggetti ricorrenti di Cossu, anche quando l’artista dal 2013 decise, un po’ per caso, di sperimentare con quadri su tela, riuscendo a fare di questa passione anche un lavoro. Alcuni di questi quadri sono stati esposti in Fanzinoteca e una delle prime cose che notiamo sono i numerosi riferimenti al settimanale Topolino.

Cossu ha raccontato da dove probabilmente è nata questa sua scelta. Da bambino, nella sala d’attesa del medico, sfogliava le riviste che gli capitavano sotto mano, di solito una serie di Oggi che urlavano le notizie di cronaca nera dell’epoca. Cossu rimase talmente impressionato da quelle news da decidere, anni dopo, di “mitigarne” la negatività inserendole in copertine reinventate di Topolino. Ritroviamo queste opere nella prima collaborazione tra Cossu e Samuel Daveti, ossia Waiting Room (un titolo che ben si collega al ricordo di Manuel): un racconto scritto da Daveti e accompagnato dalle illustrazioni di Cossu, apparentemente senza un legame tra testo e disegno.

Non abbiamo ancora letto Waiting Room, ma ci è stato presentato come un albo che racconta la fine di una storia d’amore: un racconto triste intervallato da copertine in cui il “contesto Topolino” è stato inserito non per far ridere, ma per alleviare notizie altrimenti troppo amare, difficili da digerire.
Parlando di “racconti tristi”, Samuel Daveti ha espresso come la scrittura possa essere utile a “spurgare il negativo”, in modo da trovare un equilibrio nella vita di tutti i giorni: esternare qualcosa scrivendolo nero su bianco, per riuscire a venirne a patti.

In Reperti Randagi, invece, testo e immagini sono praticamente un tutt’uno. Si tratta di un volumetto corposo, che dà soddisfazione a tenerlo in mano, definito durante la presentazione come un “thriller illustrato”, su ispirazione dell’autore di romanzi polizieschi James Ellroy. Il volume racconta l’indagine del Tenente Vic Coltelli, deciso a trovare il vero colpevole di tutto il dolore al quale ha assistito nel corso di quell’anno in polizia: per fare ciò, decidere di tenere un archivio di oggetti (disegnati da Cossu) che possano spronarlo nell’indagine.

Come già accennato, entrambi i titoli sono a cura di Traccia, lo studio operativo del collettivo Mammaiuto, formato, oltre che da Samuel Daveti, anche da Alessio Ravazzani e da Lorenzo Palloni. Le due realtà, anche se congiunte, sono differenti: infatti lo Studio Traccia cerca modi di raccontare diversi da quelli di Mammaiuto, la tiratura dei titoli è diversa e, soprattutto, Traccia cerca collaborazioni con gli artisti del territorio in cui ha sede lo studio (ossia La Spezia).

Con Samuel Daveti si è parlato molto proprio di collaborazioni e, soprattutto, dei punti forza di un collettivo. Mammaiuto, infatti, è formato da persone che probabilmente farebbero fumetti indipendentemente dall’esistenza o meno del collettivo, ma il fatto di far parte di un gruppo dà quella spinta che ti serve a continuare. Riportando le parole di Samuel: “È bello stare insieme, è come avere una band”.

Si è fatta anche una piccola, importante parentesi su Mammaiuto e su quello che fa:“L’idea è quella di trovare una globalizzazione piccola, ossia quella di utilizzare internet per trovare le persone che sono quelle che ti servono veramente, che sono veramente interessate al tuo lavoro. È inutile avere 300.000 persone che ti seguono che poi non sanno cosa stai facendo. Meglio averne 500 dedicate che ti seguono e che ti amano…”

Samuel ha anche affrontato un argomento che continua ad essere un tabù, soprattutto tra artisti, fumettisti, illustratori e tra coloro che fanno della propria arte un mestiere: quello del denaro.
“La cosa assurda che notavo nei posti dove ci sono le fanzine oppure gli autoprodotti è che non si prendono mai in considerazione i soldi, sembra che uno lo debba fare sempre per la gloria. La parte dei soldi è fondamentale perché ti dà la gratifica per il lavoro che hai fatto. Siamo abituati a un mondo lavorativo in cui non vieni pagato quando lavori… Non ne potevo più di gente che non viene mai pagata quando va a fare due ore in più. Ho detto: facciamo un sistema in cui le persone, per quello che possiamo, vengono pagate. Magari prima uno negli anni Ottanta aveva il suo lavoro che gli dava da mangiare, sicuro, e la fanzine era lo sfogo emotivo con cui diceva ‘vabbeh dai, chi se ne frega, non ci guadagno niente però mi gioco questo spazio di libertà…’, e invece ora non guadagni da una parte, non guadagni dall’altra”.

Quello dei soldi e del mercato editoriale sono sicuramente argomenti complessi che non potevano essere ampiamente discussi durante un sabato mattina, ma sicuramente ci ritorneremo con maggior spazio in una delle attività del Mecenate Povero (un blog? Un podcast? Entrambi? Vedremo!). Intanto di sicuro le parole di Samuel Daveti ci hanno dato motivo di riflessione.

Vi aspettiamo al prossimo incontro in Fanzinoteca, che si terrà sabato 18 gennaio alle ore 11.00, sempre all’interno della Biblioteca Zara di Milano. In questa sezione del sito trovate tutti i prossimi appuntamenti della Collezione in Fanzinoteca.

A presto!