Un allegro weekend in mezzo alle autoproduzioni

Milano può avere mille difetti. È affollata, è costosa, è grigia e quant’altro, ma è anche un ottimo quartier generale per il Mecenate Povero e per tutti coloro che amano i fumetti autoprodotti e l’editoria indipendente: più o meno ogni settimana, infatti, c’è un evento dedicato a noi appassionati. Per questo perdoniamo a Milano tutti i suoi difetti, soprattutto dopo un weekend intenso come quello di BookCity, che ci ha fatto sguazzare tra fanzine, riviste e autoproduzioni!

Il nostro weekend del 16-17 novembre è iniziato con già delle autoproduzioni nello zaino, da portare alla Biblioteca Zara di Milano, dove custodiamo la Collezione del Mecenate insieme alla fanzinoteca di La Pipette Noir. Le novità che abbiamo aggiunto alla nostra raccolta sono:

portate direttamente da Lucca Comics, insieme ad altri titoli con cui aggiorneremo man mano la collezione!

Questa volta l’ospite della Fanzinoteca era Elisabetta Cunegatti, urban poet che racconta i suoi viaggi e le città che conosce attraverso delle fanzine che sono una combinazione di poesia e fotografia, ma anche cucito.
Dopo aver realizzato delle prime fanzine dedicate ai rifiuti urbani, per un periodo Elisabetta ha deciso di “sbloccare” questa enorme possibilità creativa realizzando una fanzine ogni mese, con foto e poesie in italiano, inglese e francese, a seconda della lingua che considerava più adatta per trasmettere un particolare sentimento, istante o gioco di parole. Di questa sua prima produzione artistica ci ha incuriosito in particolar modo la zine dedicata a fotografie di sedie abbandonate per strada, ognuna accompagnata da un titolo (spesso spiritoso) capace di suggerire una storia.

L’incontro è stato particolarmente divertente, soprattutto grazie agli aneddoti di Elisabetta, tra fotografi bulgari distratti e risonanze magnetiche che si tramutano anch’esse in zine (un esperimento molto interessante che spinge pure noi a cercare ispirazione dai nostri esami medici passati!).
Quello di Elisabetta Cunegatti è un microcosmo intimo, fatto di piccole zine e di ricordi immortalati in preziose polaroid. Nonostante il suo progetto sia di natura molto personale, alla fine dell’incontro ha voluto coinvolgere il pubblico per una sua futura zine, raccogliendo in una serie di post-it un ricordo vero e un ricordo finto (o una speranza, un desiderio) tra i presenti che volevano partecipare… Chissà come sarà il risultato!

Questo incontro ha dimostrato una cosa molto importante, che emerge prepotentemente quando si comincia a scavare nel mondo dell’autoproduzione: tutti possono fare qualcosa di creativo.
Tutti possono esprimersi liberamente attraverso la scrittura, la fotografia, il disegno, la poesia e tutto quello che passa per la testa. Quando ci diciamo “Ma tanto non sono capace” ci mettiamo un freno che non ha motivo di esistere. La stessa Elisabetta più volte ha rifiutato di essere definita “fotografa”, durante l’evento, ma anche se non è una fotografa professionista riesce comunque a raggiungere il suo scopo attraverso le sue foto: trasmettere un messaggio, il suo mondo, le sue poesie urbane.

Meno personale, ma che racconta qualcosa che ci coinvolge tutti, è invece Deviced, il progetto di una graphic novel che coinvolge un giornalista (Riccardo Lichene), uno storico (Giulio Garlaschi), un filosofo (Davide Gatti), un fotoreporter (Stefano Stranges) e una fumettista (Marika Michelazzi). Il fumetto vuole raccontare quello che non sappiamo dello sviluppo digitale e delle sofferenze che si nascondono dietro ogni nostro smartphone, raccontando il ciclo vitale di un cellulare attraverso tre personaggi chiave i quali, pur essendo inventati, affrontano condizioni di vita che in Congo, Cina e Ghana sono tragicamente reali.

In occasione della campagna di crowdfunding su Eppela (che scade alla fine di questa settimana, quindi se siete interessati accorrete!), il team di Deviced ha organizzato un crowdfunding party negli spazi di NdA – Nome dell’Associazione, un’associazione culturale volta alla promozione di eventi culturali, che ha la sua base presso il passante ferroviario di Repubblica. Il Mecenate Povero aveva già sostenuto il progetto e lo conosceva molto bene, ma siamo comunque rimasti a bocca aperta ad ascoltare questi ragazzi esporre con chiarezza un problema di cui nessuno sta parlando: il costo della rivoluzione digitale. E hanno deciso di raccontare questo problema attraverso il fumetto, un mezzo che sempre di più dimostra di avere potenzialità infinite: non a caso nel corso della serata è stato nominato Kobane Calling di Zerocalcare, che ha saputo raccontare ad un grande pubblico la drammatica situazione dei curdi.

Se anche voi ora vi state chiedendo come uscire dal meccanismo della rivoluzione digitale, date un’occhiata a Deviced su Eppela e, se potete e volete, sostenete il progetto!

Insomma, già solo sabato è stata una giornata piena di incontri che ci hanno arricchito, ma solo domenica siamo finalmente riusciti a raggiungere un luogo che, sotto consiglio di Francesco Ciaponi, non vedevamo l’ora di esplorare a dovere. Allestito nella cosiddetta Galleria degli Artigiani, nel tunnel di Duomo – Cordusio, questo luogo è L’Edicola che non c’è: un progetto che durante BookCity ha aperto al pubblico con un grande archivio di fanzine e riviste indipendenti della controcultura milanese, dal 1960 ad oggi. Non è un caso che questa fantomatica edicola abbia scelto proprio questa location: qui, nel 1966, nasceva la prima rivista italiana indipendente, Mondo Beat (che si poteva sfogliare, anche se ristampata). C’erano anche i primi esempi di fumetti autoprodotti, in Insekten Sekte di Matteo Guarnaccia (di cui abbiamo ascoltato una conferenza) e in Puzz di Max Capa, di cui sicuramente torneremo a parlare! (anche con Podcast Povero ;))

Abbiamo trovato il posto abbastanza affollato, tra persone che hanno vissuto quegli anni di ribellioni e altre più giovani, incuriosite da quegli impaginati. Abbiamo sfogliato riviste di diverso genere, di stampo socialista e femminista, che raccontavano di sesso, droga, musica, letteratura alternativa, cultura beat, ecc…, testimonianze di un’epoca in cui (soprattutto fino al ‘77) questi ragazzi volevano cambiare il mondo scrivendo.

Ora in Galleria non è rimasto più nulla dell’Edicola, ma prossimamente sarà disponibile online l’archivio completo di tutte queste riviste, che verranno digitalizzate e rese consultabili gratuitamente a tutti. Non vediamo l’ora! 😀

Speriamo che anche il vostro weekend di BookCity sia stato così positivamente impegnativo e che vi abbia lasciato tante letture interessanti per i prossimi giorni!